sabato 26 maggio 2012

Il duro mestiere del docente

Il lavoro di noi insegnanti è divenuto sempre più difficile e complicato. I rappresentanti politici si sono contraddistinti - soprattutto gli ultimi - per una gara all'umiliazione dell'insegnante, sotto tutti i punti di vista. Ci hanno bloccato gli scatti d'anzianità, unica forma di progressione di carriera, hanno dato super poteri ai cosiddetti "dirigenti scolastici", figure mediocri e vendicative che rendono spesso invivibile il lavoro dei docenti. Hanno introdotto - ci ricordiamo l'ex ministro, l'iracondo omiciattolo - la possibilità di licenziamento. Ci trattengono ingiustamente e contro la normativa la ritenuta del 2,50% sull’80% della retribuzione. Ai docenti della scuola primaria e d'infanzia si aggiunge la trattenuta mensile dell’0,80% (anche 200 euro all’anno) sulle proprie retribuzioni a favore dell’ex Enam, ente che è stato soppresso. Sono altresì aumentati i carichi di lavoro non contemplati nel contratto nazionale e i genitori sempre più spesso usano lo strumento dell'avvocato per intimidirci e non permetterci un diritto fondamentale costituzionale, quello della libertà d'insegnamento. Ci hanno praticamente impedito di scegliere libri di testo ai passi con il tempo, congelandone per 5 anni la scelta. Potrei continuare, ce ne sarebbero ben altri di aspetti pertinenti ed esplicativi in merito alla questione.
Tutto ciò a fronte di un elemento chiaro e cogente: siamo l'unica possibilità per far uscire dalla crisi il nostro sistema in frantumi. Il premio Nobel per l'economia Paul Krugman afferma che per uscire dalla crisi è necessario assumere nuovi insegnanti ed investire nella scuola. A questo punto dobbiamo ribellarci, facciamo sentire il nostro peso intellettuale, cominciamo una rivoluzione culturale; abbiamo strumenti potenti da usare, possiamo comunicare direttamente con tantissimi genitori ed alunni per non far eleggere tutti quei politici che non si esprimano chiaramente per investimenti sostanziosi sulla scuola. Non è un problema di risorse, è un problema culturale, per le risorse economiche basterebbe tagliare profondamente nelle inutili spese militari che non servono a niente, se non a mantenere una pletora di persone e mezzi che  non portano nulla all'economia e alla crescita culturale del paese. Svegliamoci!